La storia

Il senso della Sgra te lu Ranu

Col sopraggiungere dell’estate ritorna, in molti paesi del Salento, l’ormai diffusa consuetudine di organizzare le Sagre. Per denominarle sono stati utilizzati, più o meno coerentemente con le risorse locali, moltissimi nomi di prodotti commestibili. Anche Merine, ha adottato l’iniziativa ed ha organizzato la sua sagra.

Partita nel lontano 1993 sotto la guida dell’allora parroco Don Piero Quarta e portata avanti da Don Sandro D’Elia, dall'attuale parroco Don Luca Nestola e e dal Comitato Festa Patronale, la Sagra te lu Ranu è giunta quest’anno alla ventiquattresima edizione.

La scelta della denominazione è ritenuta valida e pertinente, in quanto caratterizzante sia il periodo stagionale del raccolto delle messi, sia un prodotto locale, che, seppur in misura ridotta attualmente ma fondamentale nel passato, costituisce una risorsa per il paese. Ma il valore più elevato della manifestazione sta nella sostanza emblematica: si vuole, infatti, coniugare con il contenuto della bontà insostituibile di questo prezioso elemento utile per l’alimentazione, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, il valore della simbologia cristiana e mariana. Non a caso la “Sagra te lu Ranu”, che viene organizzata a luglio di ogni anno e rappresenta il “via” a tutte le manifestazioni e sagre salentine, è propedeutica alla grande festività del 14 e 15 agosto, giorni in cui il paese celebra solennemente l’Assunzione di Maria Vergine, protettrice, tanto amata ed onorata da lunga tradizione del luogo.

Il tuo ventre è un mucchio di grano” leggiamo nel Cantico dei Cantici, e quel grano che Maria custodiva in seno, morì come muore il chicco di grano per rinascere, e risuscitò per farsi cibo di salvezza per noi. E’ verso questi cardini di fede che la comunità di Merine va orientandosi nel suo stile di vita, intrecciando con saggezza i naturali avvenimenti quotidiani con gli eventi della storia della salvezza. La comunità di Merine, con la manifestazione della “Sagra te lu Ranu”, vuole offrire testimonianza di apertura, di accoglienza ed allargare i suoi orizzonti d’incontro con gli altri per costruire un dialogo di crescita nel servizio e nella solidarietà.

Un po’ di storia di Merine

Ad appena 3 km da Lecce, incontriamo la frazione di Merine, nel cui territorio esistevano i menhir scomparsi. Pare che Merine esistesse prima ancora di Lizzanello; si dice che la frazione sia sorta in epoca altomedioevale, intorno ad una grancia basiliana. Il toponimo potrebbe derivare dal volgare fiorentino màrie, proveniente dall’araldico mera luogo delizioso e di pastura, o da merinos, ottima razza di pecore spagnole. Merine fino al XIII secolo fu incorporata alla Contea di Lecce e fu infeudata nel 1353, ai Carovineis che la possedettero sino al XV secolo. In quel tempo il luogo era soggetto, per la giurisdizione civile e penale, al Vescovo di Lecce. Il casale passò ai Montenegro e, nel 1613, ai Palmieri, che lo acquistarono per 20.500 ducati. Costoro furono signori del luogo fino all’800, ossia fino all’evasione della feudalità. A Merine, oltre le abitazioni a corte, esistono moderne costruzioni.

Il centro storico ha l’aspetto di un agglomerato rurale, costituito da casupole realizzate con muratura irregolare e con il tetto a spiovente coperto da embrici. Gli ambienti di queste case contadine, all’esterno dipinte di bianco, sono angusti. Inoltre la struttura urbanistica della frazione di Lizzanello gravita intorno a masserie e ad altre costruzioni fortificate, che ora sono state totalmente assorbite dall’abitato. Evidentemente si tratta di dimore occupate dai ceti elevati dell’epoca, con la funzione di proteggersi in qualche modo dai briganti e dalle incursioni saracene e piratesche, provenienti dal mare fino a tutto il XVIII secolo. La Chiesa di Maria SS. Assunta è il tempio più antico di Merine. Restaurato nel secolo scorso, una decina di anni fa è stato restituito alla sua struttura originaria, dopo i tanti interventi subiti nei secoli. Contemporaneamente a questo tempio, forse di epoca medioevale, dovrebbero essere pure le Chiese di S. Maria delle Grazie e del Crocifisso. La prima, che svolge la funzione di parrocchiale, fu rifatta nel 1878 e recentemente ha subito alcuni restauri. A Merine, ancora, fino a non molti anni fa, esisteva a pochi metri della parrocchiale un monolito sul quale era posta una statuetta della Vergine. Nel 1979, nel corso di alcuni lavori, la colonna si ruppe; si salvò però la statuetta che attende ancora di essere collocata al suo posto. Tra le costruzioni da segnalare a Merine ricordiamo la casa baronale della famiglia Majola, nonchè l’abitazione fortificata di Via Lizzanello, di proprietà Cappelluti. L’edificio, nella camera da letto, appare riccamente illustrato da pitture floreali e da bozzetti paesisti che rappresentano momenti di vita salentina del XVIII secolo. Patrona di Merine è la Vergine Assunta, che si festeggia il 15 agosto. Altre feste minori, sempre con processioni e luminarie, quelle di S. Vito, di S. Antonio e di S. Luigi.